PROGETTO FUORICLASSE “Un luogo in cui non correre”

Abbattere le barriere. Quelle coriacee che ci avvincono. Spesso vittime di noi stessi cerchiamo di abbattere sbarramenti che un sistema ancora stantio e cieco ci pone intorno, costringendoci a erigere sempre più alti muri tra noi e l’altro. Abbatterli sembra sempre più difficile. In taluni casi – come a teatro ad esempio – si intravedono spiragli attraverso i quali filtrano raggi di luce. Altro non sono che emozioni dalle quali siamo attratti e respinti al contempo. Sono violenti spasmi di vita. Sul palco si affronta una sfida per superare difficoltà, fisiche ed emotive, per cercare la relazione con l’altro e con le cose, mirando alla condivisione e alla poesia. Chi guarda deve farsi avvolgere dal tepore delle emozioni che circolano e che con forza ci avvolgono. Dobbiamo disporci ad accoglierle, senza timori e ben disposti anche a donarle. Le barriere architettoniche sono nulla rispetto alle nostre “barriere” emotive, che ci impediscono di sentire l’altro, ma soprattutto che ci limitano nell’essere chi veramente siamo. In teatro tutto si muove e circola fluido, contenuto da muri veri e finte pareti. Intuire un’idea da un sospiro, un sentimento da uno sguardo, una gioia da un abbraccio o la bellezza da un gesto è compito degli spettatori, ai quali tutto ciò è suggerito con leggerezza e senza ipocrisia, abbattendo così quel “muro” tra palco e platea che purtroppo ancora regge, ultimo diaframma tra due verità speculari. Il Teatro non indispensabile, (ma ancora) serve ad abbattere le barriere tra te e me.

Paolo Manganiello Chiara Palumbo