Sesta tappa (1900-1949)

Urla intanto e s’avanza la buriana.

La miseria s’ingrossa e la malaria

chiedenno pane a la città lontana;

e fra er turbine vedo e le saette

e farci e vanghe a luccicà per aria,

’mbriache d’odii nuovi e de vendette!

da Zinfonia, di Augusto Sindici

Le Invasioni delle Terre

Un grande fenomeno storico ha investito la Montalto dei primi anni del secolo XX, il movimento contadino che sfocerà nelle Invasioni delle terre.

A spingere la mia ricerca verso questa direzione sono state alcune notizie in cui mi ero imbattuto nel numero precedente del Campanone (n°3 – anno II). Una in particolare aveva acceso la mia curiosità: la lettera scritta dai fratelli Sostegni che parlava di un grande evento avvenuto nel 1919 e che coinvolse ben 119 montaltesi.

Grazie al materiale conservato nel nostro Archivio Storico, ho avuto la possibilità di conoscere i nomi e la ragione di questo evento.

Il 9 e l’11 marzo del 1919, novantasei uomini e venticinque donne (di cui pubblico l’elenco nella pagina a fianco), contadini e contadine, reduci o mogli di soldati, si recano nella Tenuta Banditella e occupano i terreni incolti. Si tratta delle proprietà Sinibaldi e Valentini. Per comprendere le ragioni di questo atto di forza, però, è necessario volgere lo sguardo indietro: nel 1870.

Il Peggioramento delle Condizioni Contadine

I contadini, i poverissimi braccianti, i coloni, i salariati, i mezzadri attraversano, con l’ingresso dello Stato Pontificio nella Monarchia Italiana, un peggioramento delle loro condizioni di vita. Il vecchio mercato dei prodotti agricoli risente dell’ingresso nel più vasto e competitivo mercato nazionale; inoltre, le leggi antifeudali e contro l’Asse Ecclesiastico, con le quali vengono venduti circa 60 mila ettari, finiranno per agevolare solamente la borghesia campagnola. Quest’ultima, unica in grado di acquistare terre, finirà per avviare un’economia speculativa su questi beni. La politica dei nuovi proprietari, infatti, non sarà l’investimento ma “lo sfruttamento massimo e diretto delle classi contadine”.

L’inchiesta agraria di Stefano Jacini (1881) metterà alla luce una verità ignorata: le condizioni “generali, morali e culturali di queste classi […] le precarie condizioni igieniche, di abitazione, di mezzi di comunicazione […] fanno delle masse contadine un vastissimo strato completamente al di sotto di ogni livello di vita civile”.

A peggiorare le condizioni di questa classe, inoltre, saranno le leggi abolitive degli usi civici che, come sappiamo, trasformeranno definitivamente il contadino in proletario. Iniziano da allora però i primi movimenti di sciopero e si vanno sviluppando associazioni e circoli guidati da repubblicani e mazziniani che presto riusciranno a convergere queste masse verso obiettivi più concreti.

La Legislazione e il Movimento Agrario a Montalto

Si avvicendano proteste talmente ampie che il Parlamento è costretto a una legislazione più moderata in materia. La legge del 4 agosto 1894, n° 397, permetterà alle università agrarie di promuovere una migliore amministrazione delle terre comuni.

Una cronaca del tempo ci riferisce che a Montalto questa possibilità non fu presa in considerazione dal Comune, che amministrava i domini collettivi, per molti anni. Come nella maggior parte del Lazio, anche a Montalto il Consiglio Comunale è composto dagli stessi proprietari terrieri che hanno come unica mira l’affrancazione dei propri fondi dagli usi civici con la minore spesa possibile.

Per smuovere l’immobilità degli amministratori comunali c’è bisogno di una lettera del prefetto: era l’undici agosto del 1910. Dante Sostegni scriverà in merito: “Allora il Sindaco Marchese Giacinto Guglielmi e l’Assessore Guglielmotti per le esplicite e tassative disposizioni imposte loro dalla R. Prefettura non trovarono più espedienti per guadagnar tempo.”.

A questo punto il movimento contadino a Montalto si lega indissolubilmente all’Università Agraria. Dopo un primo periodo che vede alla presidenza Giuseppe Mazzoni e poi Luigi Morelli, arriverà il momento di Dante Sostegni. Quest’ultimo, di idee socialiste e, molto probabilmente, attivista del partito, si mise a capo del movimento nei suoi anni più animati e lo condusse a questa epica, ma sfortunata, conquista delle terre.

Sono gli anni in cui il Partito Socialista sviluppa ed intensifica una vasta azione di propaganda nelle campagne. Come ricorda Alberto Caracciolo in Il movimento contadino nel Lazio (1870-1922), già nei primissimi anni del Novecento (1905), le nostre campagne sono teatro di movimenti socialisti:

«A Montalto di Castro, tra marzo e aprile, con due brevi scioperi sessanta contadini della tenuta Guglielmi e settanta della tenuta Franceschetti ottengono aumenti salariali da L. 1,15 a 1,25.»

La Grande Guerra e la Lotta per la Terra

In questo quadro particolarmente acceso, la Grande Guerra creò un clima di attesa e speranza nelle masse contadine. Il governo, infatti, preoccupato per una possibile mancanza di produzione, emana un decreto che “ammette la requisizione di terre incolte”. I contadini montaltesi non se lo fanno dire due volte: nel marzo del 1917 minacciano l’invasione della tenuta Guglielmi e riescono a strappare nuovi accordi a loro favore.

Ma è nel 1919, come abbiamo visto, che avviene il fatto di maggiore entità. Il delegato di Pubblica Sicurezza scrive al Prefetto che i montaltesi sono particolarmente decisi e dichiarano che «come difesero il suolo dalla patria di fronte al nemico, intendono difendere la terra sulla quale vantano diritti, di fronte agli usurpatori».

Ma il momento di gloria delle masse contadine avrà breve durata. Divisioni interne all’Università Agraria, i dietrofront in campo legislativo, l’intimidazione e la persecuzione diretta dei proprietari e dei grandi affittuari e, infine, le “spedizioni punitive” dello squadrismo fascista metteranno in ginocchio il movimento.

È il 1922, il movimento è costretto a una tregua forzata.